Nell’agosto del 1944 la guerra nella zona di San Giuliano Terme si è fatta più aspra e intensa così presso La Romagna, località incastonata sui Monti Pisani sopra Molina di Quosa, si erano rifugiate centinaia di famiglie. Venivano perlopiù dai paesi vicini del lungomonte pisano come Agnano, Ripafratta, Molina di Quosa e Rigoli, ma c’erano anche pisani e livornesi, occorsi sui Monti per sfuggire ai bombardamenti che avevano colpito duramente le loro città e ai rastrellamenti che le truppe tedesche compivano quotidianamente.
Nella notte tra il 6 e il 7 agosto del 1944 le truppe della XVI divisione SS Panzergrenadier Reichsfurer, guidate dal Maggiore Walter Reder “il monco”, colsero di sorpresa le persone rifugiate alla Romagna operando un rastrellamento che terminò con la cattura di 300 uomini e di 1 donna, Livia Gereschi, insegnante di tedesco che si era offerta come mediatrice tra i propri connazionali e le truppe tedesche.

Il gruppo fu condotto fino a Ripafratta dove fu diviso fra chi si dichiarò abile al lavoro e chi no, i primi furono inviati a Lucca per poi essere ulteriormente suddivisi in gruppi più piccoli e spediti nei campi di lavoro in Germania, i secondi furono rinchiusi nella scuola-prigione di Nozzano, in provincia di Lucca, che si trova pochi chilometri di distanza dal luogo del rastrellamento. L’11 agosto dopo giorni di violenze e torture, i reclusi della Romagna furono caricati a piccoli gruppi e portati su camionette in diverse località comprese tra Filettole (al fosso di Laiano), Balbano e Quiesa e qui fucilati. Alla fine i morti furono 69 tra cui anche Livia Gereschi, l’unica donna.