LICIA ROSATI
Licia Rosati era nata a Prato il 29 ottobre 1918; il padre e i fratelli erano venditori ambulanti di stoffe, la madre casalinga.
Nel 1935 da Prato immigrarono a Pisa e per molto tempo ebbero residenza nel quartiere di Porta Fiorentina. Licia, come tutti i suoi familiari, era di particolare bontà e gentilezza;
sempre si prodigarono, nelle loro sia pur modeste possibilità, ad aiutare i bisognosi ed erano molto popolari.
Licia esercitava con passione la professione di maestra elementare: sembrava avesse un vero genio nel contatto con i bambini.
Faliero, il fratello maggiore, si collegò nella nostra città agli ambienti antifascisti e, insieme
a Italo Bargagna e ad altri, divenne un dirigente dell’antifascismo pisano nella clandestinità; si distinse particolarmente nell’organizzazione degli aiuti e del soccorso ai perseguitati del fascismo. Durante la guerra Faliero fu organizzatore e dirigente della Resistenza armata; le sue alte doti politiche e umane attrassero e formarono molti giovani.
Chi ebbe la sfortuna di conoscerlo lo ricorda come una delle più fulgide figure dell’antifascismo e della battaglia per la libertà e il riscatto del nostro Paese.
Nella città e nel Lungomonte pisano, Faliero, per incarico affidatogli dal P.C.I., fu il principale organizzatore delle squadre di azione, dei Gap e della formazione “Nevilio Casarosa”. Licia stessa partecipava all’attività partigiana, come staffetta dei Monti Pisani e non era da meno per slancio, coraggio e fede nella libertà.
È chiaro che un’attività di questa portata non poté a lungo passare inosservata e la famiglia Rosati, sfollata ad Asciano e ivi protagonista della Resistenza, fu presa di mira dai nazisti. Non è dato sapere se l’azione delle SS in quella fatale sera del 4 agosto 1944 fosse predeterminata o casuale: fatto è che Lucia fu notata rientrare in casa all’imbrunire – si dice addirittura che la sua presenza in paese sia stata segnalata da delle spie – e a notte le SS entrarono con la forza in casa, cercandola con evidente certezza di trovarla.
Immobilizzati gli anziani genitori, scoprirono il suo nascondiglio e la inseguirono. Dopo una breve collutazione, raccontò il padre: «Licia riuscì a fuggire nella corte. Salì i pochi gradini
della breve rampa poi il maresciallo Hofer le sparò una raffica alle gambe (fu ferita gravemente all’addome: NdR). Cadde gridando. Il sangue gocciolava giù dai gradini. Mia moglie era svenuta. Licia urlò a lungo chiedendo aiuto, io ero immobilizzato dai tedeschi.
La finirono con un colpo di pistola alla testa» .
Questo barbaro assassinio, compiuto con fredda e feroce determinazione, rappresentò il modo più duro con cui si volle colpire l’organizzazione partigiana e la famiglia di un prestigioso esponente della Resistenza. Faliero Rosati, già sofferente di una grave malattia polmonare, che in seguito ai sacrifici dell’attività partigiana giunse ad uno stato irreparabile, morì subito dopo la guerra.
Nel primo dopoguerra, per ricordare degnamente questa vicenda familiare, si costituì ai rogiti del notaio Di Majo un comitato promotore presieduto dalla Prof. Maria Timpanaro Cardini, pro tempore Assessore all’istruzione del Comune di Pisa, con lo scopo di istituire nel quartiere di Porta Fiorentina un asilo infantile intitolato a Licia Rosati.
Furono raccolti dei fondi, presi in affitto alcuni locali in Via Cattaneo e per qualche anno, sotto la gestione del Comitato Promotore, l’ «Asilo Licia Rosati» raccolse i bambini del quartiere, con generale soddisfazione. Col tempo, purtroppo, i mezzi finanziari vennero a
scarseggiare, i locali vennero restituiti al proprietario che ne aveva fatto richiesta, e la
provvida iniziativa dovette concludersi. Solo di recente è sorta, sull’area originariamente individuata dai promotori (case popolare de La Cella) una scuola materna statale, che ha raccolto e soddisfatto l’esigenza da tanto tempo avanzata dalla popolazione, e che troverebbe certo il suo coronamento, a parere di molti, con l’intitolazione a Licia Rosati.
L’articolo è stato realizzato da Anna Maria Galoppini, tratto dagli Atti del Convegno su
«Donne e Resistenza» Pisa, Abbazia di S. Zeno, 19 giugno 1978, Tipografia comunale di
Pisa, Aprile 1978
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